Liberi dal CARCERE grazie alla meditazione vipassana

Stai per scoprire un bellissimo documentario di circa 51 minuti su come la vipassana aiuta i carcerati, addirittura in un carcere duro come quello in India.

Se vuoi vedere direttamente il documentario clicca qui altrimenti continua a leggere della mia esperienza di vipassana in carcere.

La meditazione vipassana rende liberi

Sapevi che la meditazione Vipassana rende liberi? Ebbene si anche dentro ad un carcere.

meditazione in carcerePer anni ho fatto il volontario e agevolavo la meditazione vipassana nelle carceri di Roma.

Facevo parte di un programma che si chiamava “Libertà nelle Prigioni” (e si chiama ancora perché è ancora attivo clicca qui per saperne di più Progetto Libertà nelle Prigioni).

Strano vero? “liberi dentro la prigione”..

Eppure è così: siamo tutti prigionieri della nostra mente e almeno da quella prigione ci possiamo liberare e scoprire che possiamo essere più felici anche in un contesto difficile da sopportare, proprio grazie alla meditazione in carcere (anche nella prigione dei nostri pensieri).

Infatti il famoso monaco Vietnamita Thich Nhat Hanh ha scritto un libro (in realtà è una trascrizione di un suo famoso discorso in un carcere) dal titolo “Libero ovunque tu sia” (grazie a Riflessioni.it puoi scaricarlo gratis da qui: Libero Ovunque Tu sia)

Talvolta noi creiamo delle abitudini, io noi e in chi ci sta attorno che poi viziano il nostro quotidiano costringendoci a vivere ogni giorno con lo stesso vecchio modello, non riusciamo a liberarcene facilmente ma è possibile!

La meditazione vipassana ci aiuta proprio in questo.

Più di una volta i carcerati mi hanno detto che si sentivano più liberi e tranquilli, ma mi hanno anche detto che non a tutti questa libertà piaceva.

Persino alcune guardie carcerarie -secondo loro- non ne erano felici e boicottavano l’attività meditativa.

In effetti spesso ho notato che taluni non favorivano queste attività, non informavano i carcerati della nostra presenza ad esempio.

Ovviamente non possiamo dire che tutte le guardie facessero così, forse solo quelle a cui piaceva giocare un ruolo di potere psicologico su certi carcerati.

Forse ad alcuni di loro non piaceva vedere che non si agganciavano più a certi vecchi meccanismi a cui erano abituati.

O forse era solo una fantasia dei carcerati.. Strano che mi è successo più volte in carceri diversi.. Forse qualcosa di vero c’era.

Purtroppo -c’è da dire- che anche le guardie carcerarie non hanno una vita facile e spesso sono ogetti di manipolazioni anche loro in un meccanismo non facile da gestire..

Secondo me non è un caso che in questo documentario a fare la meditazione c’erano anche le guardie carcerarie e tra tutti si è creato un clima bellissimo (tanto da abbracciarsi tra detenuti e guardie).

Ma veniamo al documentario..

Ci sono alcune frasi significative per chi è appassionato di meditazione.

Alcune me le ricordo bene a distanza di anni dalla prima volta che ho visto questo documentario..

La prima è: “una linea sottilissima ci separa da quegli sguardi oltre le sbarre“ in effetti talvolta basta perdere il controllo di noi stessi per un attimo solo che ci trasforma in assassini.

UN solo attimo di inconsapevolezza nel momento sbagliato e possiamo cambiare la vita nostra e di qualcun altro per sempre…

La seconda è una frase detta da un detenuto inglese che alla domanda che ci fai in un carcere in India risponde sorridendo: “Sconto la mia pena e pratico la meditazione Vipassana”.

Avrei molto altro da dire su questo argomento ma ti lascio gustare il documentario..

Appena hai un’oretta torna su questa pagina (mettila tra i preferiti se vuoi) e guardati il video di 51 minuti:

La sofferenza aggiunta

Gran parte della nostra sofferenza è dovuta alle sbarre che ci obbligano a stare nel vortice delle paturnie mentali (quelle che tecnicamente chiamo sempre “pippe mentali” 😉 ).

Sono sbarre mentali quelle che ci danno sofferenza. Certo stare in un carcere non è facile e ti assicuro, che è anche peggio di quello che sembra…

Ma anche noi quando stiamo male per qualcosa di esterno a noi, gran parte della sofferenza che proviamo è dovuta al fatto che rifiutiamo di accettare la situazione per quella che è.

Il “mio” amato Maestro ha scritto un libro il cui titolo è proprio “non creare altra sofferenza”.

Con la vipassana ci alleniamo proprio a questo: a riconoscere le cose così come sono senza bisogno di aggiungere pensieri, considerazioni, e tutta quella sofferenza supplementare che non ci serve.

 

Ricapitolando.. Gratis per te:

il documentario sulla meditazione nel carcere in India

Libero ovunque tu sia di Thich Nhat Hanh

 

Se vuoi fare un corso di meditazione vipassana:

scopri di più sul primo ed unico corso di meditazione vipassana in rete

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