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Il Vero cambiamento nella Vipassana
Scopri:
- vipassana: quando osservare e quando intervenire
- meditare con un dolore
- la diagnosi è diversa dalla cura
- cambiare per essere più se stessi
- il braccio di ferro che da forza al dolore
L’essenza della Vipassana, se ho ben capito, è simile al fulcro della meditazione per indaffarati, ovvero stare con ciò che c’è – esattissimo Carlo, hai capito bene – ma se sto con ciò che c’è non cambio nulla, come nasce il cambiamento?
Guarda il video (circa 12 minuti) o continua a leggerne la trascrizione sotto:
vipassana: quando osservare e quando intervenire
Innanzitutto il fulcro della vipassana è meditare, osservare, comprendere, trascendere, andare oltre;
questi sono tutti passaggi, ma richiedono una vera ed importante osservazione delle cose così come sono, di ciò che c’è nel nostro campo esperienziale.
C’è un pensiero? C’è un brutto pensiero? C’è un dolore?
Io non allontano il dolore, non allontano il pensiero, non allontano nulla, semplicemente osservo. E questo, tu dici giustamente ok, ma allora dov’è il cambiamento?
Dov’è il miglioramento?
Intanto il miglioramento è nel fatto di fare un’azione innanzitutto diversa da quella che normalmente facciamo, perchè normalmente vogliamo cambiare subito le cose così come sono, non le guardiamo neanche per quello che sono realmente.
È come se noi volessimo curarci un male che magari non esiste o che non sappiamo qual è, perchè non l’abbiamo neanche osservato, non abbiamo neanche capito cosa succede in noi.
Il cambiamento dove sta?
Quando studiavo psicologia, in realtà studiavo counseling, ma i miei maestri erano perlopiù psicologi, dicevano che il vero cambiamento è essere di più se stessi.
Quindi quando io porto consapevolezza, come io funziono momento per momento, proprio l’azione della Vipassana, ed è proprio il fulcro della meditazione per indaffarati, per cui io mi alleno ogni momento della giornata e non solo quando sto seduto a fare questo;
questo è essenziale, perchè lasciare tutto alla pratica tradizionale solo da seduti sarebbe follia, in realtà noi ci alleniamo da seduti proprio per fare questo.
Se stai dentro alla meditazione per indaffarati, dentro al come meditare coaching lo sai benissimo, perchè hai fatto proprio la meditazione per indaffarati.
Quindi capito questo, capito il fulcro di questo meccanismo, si tratta ora di osservare, ma è l’osservazione che porta dei cambiamenti, ma in che senso?
Se io prima faccio braccio di ferro con qualche cosa che non voglio e non lo osservo neanche per quello che è, innanzitutto cerco di curare un male senza neanche conoscerlo, ammesso che sia un male, ma senza capire neanche perchè questo male mi è venuto, questo brutto pensiero mi è venuto.
Non si tratta neanche di capire il perchè, perchè sono tutte etichette, tutte cose che fa il cervello che è impazzito.
Ma osservando io calmo la mente, ma soprattutto osservo quello che c’è, quindi capisco quello che c’è, lo realizzo, ma lo capisco non solo col cervelletto, ma proprio con tutto il corpo, cioè io faccio esperienza piena di quello che sto vivendo momento per momento, quindi innanzitutto sono più aderente con me stesso, e poi faccio una piccola importante magia, quella di permettere che queste cose siano.
Ora ti faccio un esempio con il dolore, per essere più chiari.
La meditazione col dolore
Una volta che io permetto a queste cose di esistere, non le combatto più e tolgo loro energia. Lo ripeto perchè sembra un controsenso, ma è così che funziona.
Quando io permetto alle cose di essere quello che sono, io tolgo loro energia. Un brutto pensiero: io permetto al brutto pensiero di esserci e gli tolgo energia.
È strano ma è proprio quello che facciamo. Dire “non lo voglio, non lo voglio” di un brutto pensiero non è altro che aggiungere brutti pensieri.
Ma il clima in cui tu stai è negativo, “Non, Non, Non voglio questo, Non voglio quest’altro”.
Quando tu attraversi l’esperienza, finisce, per quello che è. Un dolore, un dolore fisico, vale la stessa cosa.
C’è una parte di quel dolore, poi è chiaro che se puoi prendere una pasticchetta, se puoi fare qualcosa per togliere il dolore, è ben accetto. Saremmo stupidi a farci del male.
Ma se in quel momento c’è quel dolore e non posso farci niente o semplicemente ci posso stare un attimo tanto per osservarlo (e rimandare intento solo di un attimo la pastichetta), io lo osservo, e la cosa magica è che quel dolore o si attenua tantissimo o addirittura sparisce.
Ma perchè avviene questo? Perchè noi normalmente aggiungiamo una sofferenza ad un dolore, è 1? ci aggiungiamo 9 e diventa 10 questo dolore, e diventa immenso, perchè ci aggiungiamo il “Non lo voglio”;
allora se c’è io posso direttamente imparare a starci con questo dolore, ci sto, lo attraverso, lo guardo per quello che è, smetto di aggiungerci 9 e rimane 1, o addirittura sparisce.
L’esempio che ti dicevo di vita personale è che in meditazione, io ho i piedi molto lunghi e mi vengono spesso i crampi, che sono molto dolorosi.
Normalmente cosa faccio quando il crampo cresce di intensità o di dolore?
Contraggo il muscolo, lo contraggo e lo, come dire, congelo, non permetto a questo crampo di evolversi, così mi tutelo da un maggiore dolore.
Allo stesso tempo, pensavo che mi facessi del bene, ma in realtà non passa. E ho cominciato a dire in meditazione “Vediamo cosa succede, cosa succede se permetto a questo crampo di esistere” e ho mollato la tensione.
In quel momento, in quel preciso momento in cui ho mollato la tensione, il crampo, il dolore ha cominciato a espandersi. Immagino potessi pensare stesse sparendo e invece no.
Ha cominciato a espandersi, almeno così lo concepivo, come un dolore fortissimo che stava diventando sempre più forte, tanto che volevo di nuovo ricontrarre il muscolo, e invece ho voluto vedere che succedeva.
E a un certo punto, mentre sembrava potesse diventare chissache, bum, è sparito. Cosa che a me, hai voglia di massaggiare il piede prima di farmi passare il crampo.
E quindi lì è stata una prima rilevazione di quanto spesso il dolore è caricato di ulteriore sofferenza.
Il dolore più volte è oggettivo, c’è, ma quando ce ne occupiamo invece di preoccuparcene, ecco che diventa qualcosa di sostenibile il più delle volte. Questo è quello che normalmente succede.
Ma tornando alla domanda. Come avviene il cambiamento?
Come avviene il cambiamento in vipassana
Ecco come avviene, attraversando le esperienze, attraverso il dolore, lo comprendo, non lo nego, non ci faccio braccio di ferro, perchè è proprio come braccio di ferro, hai visto che se molli la presa anche l’altro molla la presa, più aumenti la forza te più aumenta l’avversario.
E spesso noi facciamo a braccio di ferro con qualcosa a vita, noi spesso stiamo in ciò che non vogliamo, vogliamo cambiare il mondo senza conoscerlo, senza osservarlo, cambiare la vita senza sapere neanche com’è la nostra vita.
Quando portiamo a consapevolezza la nostra vita non ci poniamo neanche più il problema di cambiarla, facciamo la cosa più logica, aderiamo a quello che facciamo, ed è lì il cambiamento, facendo la cosa più logica evitiamo di fare stupidaggini, ma è un cambiamento molto naturale.
Chi fa meditazione dopo un po’si accorge che da una parte la vita gli sembra uguale a prima, ma dall’altra si guarda indietro ed è molto migliorata.
È un po’ come guardarsi allo specchio.
Se mi guardo tutti i giorni non mi trovo cambiato, ma se io comincio a guardarmi allo specchio e faccio il paragone con una foto di un anno fa..
prima di meditare, e mi rendo conto della qualità dei miei pensieri e del mio stile di vita, mi rendo conto sì certo sono ancora nella sofferenza, ci sono tante cose che voglio migliorare, che preferisco aggiustare, queste cose continuano ad esserci, ma il mio modo di stare nel mondo, di ascoltare queste cose, il mio livello di consapevolezza, di presenza nel mondo, di aderenza a me stesso, è sicuramente aumentato, e se ci fai caso non vorresti tornare indietro.
Quindi un cambiamento in te è avvenuto proprio grazie al fatto che hai iniziato a osservare le cose così come sono.
Quì abbiamo toccato un argomento su cui torno spesso, mi permetto di aggiungere una postilla e tornarci un’ennesima volta.
C’è una fase di comprensione delle cose e poi c’è una fase di azione, non ci vedi passivi in toto, ma non confondiamo le due cose.
Un conto è voler cambiare un’esperienza che stiamo vivendo e un conto è agire di conseguenza. Se uno sta con un mitra e sta sparando alla gente e io ho capito questo, lo fermo, non è che sto lì ad osservare.
Analogamente se c’è qualcosa che sta avvenendo in me, non mi affretto a dire “Lo conosco già”, lo osservo per quello che è nella sua natura nuova, perchè ogni momento, ogni istante è assolutamente nuovo.
Per quanto possa assomigliare ad un’esperienza già vissuta in passato, non è il passato, non può essere la stessa esperienza.
È necessariamente qualcosa di nuovo, quindi bisogna conoscere questo nuovo. Quando l’ho conosciuto poi agisco.
Tornando all’esempio della diagnosi e della cura, prima faccio la diagnosi, dopo che ho compreso e capito profondamente, con una saggezza nuova, affronto quello che devo affrontare.
Questo è un po’ il nesso, ecco come avviene il cambiamento, con una profonda presenza e una maggiore aderenza a quello che siamo noi momento per momento.