meditazione vipassana a casa

Altra domanda: come si fa a praticare la meditazione Vipassana da soli a casa?

Secondo me il modo migliore per praticare la Vipassana è proprio (da soli) a casa.

meditare-da-soli-a-casaNei miei corsi dal vivo (clicca qui per prenotarti), e anche nel mio corso on-line (clicca qui per saperne di più sul corso di vipassana online), io do delle meditazioni guidate (qui trovi una meditazione guidata) e guido anche molto i praticanti, dicendo parecchie cose; a differenza del mio maestro, che guida molto meno.

Questo significa che -durante le meditazioni guidate- riporto spesso l’attenzione al respiro, mediante le mie parole, per favorire un clima di Vipassana:

questo serve per far capire come funziona la Vipassana, ma è anche un limite.

Il fatto di avere una guida ti è d’aiuto, soprattutto le prime volte, una Vipassana guidata ti aiuta a ricentrarti e a non perderti;

ti fa capire cosa devi fare: altrimenti -specie all’inizio- stare tutto il tempo seduto, immobile e in silenzio, può disorientarti e non capire bene che devi fare, invece una voce che ti guida mentre sei in silenzio, può essere molto utile.

Dopo un po’, quando capisci come fare la Vipassana e vuoi farla per conto tuo (magari hai fatto dei corsi o dei ritiri di qualche giorno, e hai quindi approfondito l’argomento),l a cosa migliore è proprio quella di meditare da soli a casa, in silenzio:

perché il silenzio è proprio quell’ambito che ci permette di essere presenti a noi stessi, nel qui e ora e in cui siamo consapevoli di quello che c’è.

Come già detto, la Vipassana è la meditazione di consapevolezza per eccellenza: quello che cerchiamo di sviluppare è proprio la comprensione e la realizzazione dello stato delle cose così come sono, senza aggiungere o levare niente.

Nel silenzio mi accorgo che c’è un pensiero oppure una sensazione, e poi che c’è un altro pensiero e che questo pensiero produce in me delle cose; e tutto questo io lo vivo.

Ma se ho qualcuno che mi guida e mi dice cose come “se hai un pensiero ora torna al respiro”, può accadere che io, magari, il pensiero non ce l’avevo ed ero in un’altro stato di consapevolezza (stavo, ad esempio, portando a consapevolezza una sensazione fisica) ed il risultato è che sono stato distolto dal mio stato di consapevolezza e indotto a ricercare se avevo o meno un pensiero.

Lo dirò in altri termini per essere sicuro di essere chiaro.

meditazione a casa vs meditazione vipassana guidata

Se (chi dirige la meditazione dall’esterno) guida tanto, si rischia di viziare l’esperienza:

ti può dire di non distrarti quando non sei distratto; ti può dire di fare delle cose mentre tu potevi invece avviarti verso una tua strada personale, che ti faceva indagare in te stesso per come ti senti tu e non per come ti dice chi ti guida.

Dirò di più: parlare di meditazione Vipassana guidata è un po’ un artificio; intendiamoci, è una cosa che si può fare e io stesso ne faccio ma, se vogliamo essere puristi, una meditazione da soli a casa è la cosa migliore che possiamo fare.

E quindi: come fare, in concreto, una Vipassana meditando da soli a casa?

come fare una Vipassana meditando da soli a casa

È piuttosto semplice: ti siedi e osservi il respiro;

all’inizio cerchi di legarti molto al respiro e la cosa dovrebbe venirti naturale:

è molto utile rivolgersi al respiro ogni volta ci accorgiamo di esserci distratti e, poichè prima di iniziare a meditare, abbiamo la mente avvolta nelle mille cose del quotidiano è necessario ritrovarci e, per farlo, ci focalizziamo proprio sulla respirazione, senza accogliere ma nemmeno cacciare i pensieri che ci vengono alla mente.

Focalizzandoci sul respiro, prima o poi, ci calmeremo.

Dopo esserci calmati la nostra mente, quasi da sola, si espande;

in realtà la natura della nostra mente non è quella a cui siamo abituati (confusa e piena di pensieri) ma è quella di essere pura e silenziosa: non solo, quindi, una “mente che mente” ma anche una “mente pura”; quando ci focalizziamo, questa purezza, questo silenzio mentale, possono emergere da soli.

Quando questo silenzio emerge, è come se fossimo consapevoli contemporaneamente di tante cose, ma senza nessuna che emerge: possiamo notare, per esempio, l’abbaiare di un cane senza che ci sia bisogno di definirlo, solo come un suono;

abbiamo sensazioni fisiche; pensieri indistinti che forse ci sono o forse no; un mare di cose contemporaneamente, senza l’esigenza di soffermarci su una a discapito dell’altra: e tutto questo ci da una gran pace.

Ad un certo punto, da questo mare pacifico di cose, può emergere un’onda: fa capolino un odore, un dolore, un pensiero, un qualcosa collegato, quindi, ai cinque sensi oppure alla mente e io, allora, osservo semplicemente quello che c’è; se mi accorgo che, invece di osservare semplicemente, sono trascinato dall’onda di pensieri o sensazioni (ed accorgersene è una ottima cosa) ecco che io, con molta pazienza e dolcezza, torno al respiro.

Quindi, in pratica, cosa ho detto?

Di osservare il respiro: dall’inizio alla fine.

Noterai che c’è una differenza nell’osservare il respiro all’inizio, in quanto si ha bisogno di tenere questa corda legata al respiro più stretta, mentre, in seguito, ti lasci un po’ più andare e allarghi la tua consapevolezza, come un’antenna, in modo da captare tutto quello che stai provando momento per momento.

Puoi scoprire come fare la meditazione vipassana cliccando qui o guardando questo video intitolato proprio “Come fare la Meditazione Vipassana”:

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ti ricordo che in questa pagina principale trovi tutte le informazioni basilari per fare meditare da soli in casa in stile vipassana

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