Nell’articolo di oggi esploreremo le radici culturali e le origini della meditazione Vipassana, la sua connessione con la vita e gli insegnamenti del Buddha, e come questa pratica antica si integra con i moderni concetti della psicologia e della scienza.

Scopriremo meglio la tradizione dei monaci Theravada, l’interpretazione occidentale del pensiero e dell’esistenza, e come la Vipassana può trasformare la nostra percezione della realtà.

Pensando alla meditazione Vipassana o a qualsiasi tipo di meditazione, ci viene in mente la figura di una delle mille statue o statuette del Buddha che abbiamo visto centinaia di volte. Ed in effetti, la figura che per eccellenza viene identificata con la parola meditazione è quella di Siddhartha Gautama Sakyamuni detto il Buddha, il Risvegliato.

Egli era un uomo in carne ed ossa, non un Dio. Era un principe, un essere che ha praticato per 7 anni la meditazione, dall’età di 33 fino ai suoi 40 anni, dedicando i successivi 40 anni della sua vita, all’insegnamento di nuove tecniche per praticarla. Nella parte più avanzata della sua vita, la principale fra le tecniche di meditazione che Sakyamuni insegnò, fu la Meditazione Vipassana.

Meditazione Vipassana origini

Le Radici Culturali della Vipassana

Il Buddha cosiddetto storico, vissuto 2600 anni fa, praticò tecniche che gli vennero insegnate e preesistenti sin da tempi antichissimi, così come seguì istruzioni provenienti dai Veda, antichi insegnamenti appartenenti alla tradizione Indù. Quindi la meditazione in generale era già praticata prima di lui. Forse sin da quando esiste l’uomo.

Ma perché prendiamo in riferimento il Buddha e la “sua” Meditazione Vipassana? Cosa ha a che fare tutto ciò con noi occidentali? La Vipassana è una tecnica di Visione Profonda che permette di vedere le cose così come sono; visione profonda è il significato stesso della Vipassana.

Tradizione Theravada e Pratica Moderna

Essendo la meditazione preesistente, ciò che fece il Buddha, fu di “riadattare” ciò che si conosceva con ciò che la sua esperienza diretta gli aveva insegnato. Ciò che è importante ottenere con la meditazione è una maggiore consapevolezza.

Così, ecco svelato il motivo per cui l’esperienza della meditazione si adatta alla moderna psicologia occidentale: Vedere la realtà per quello che è, con chiarezza e consapevolezza, che è appunto visione profonda di tutte le cose, cioè Vipassana.

Monaci Theravada in meditazione

Pensiero, Esistenza e Meditazione

Vedere le cose così come sono vuol dire che ogni individuo vive la realtà secondo quello che vede ed interpreta in funzione del suo soggettivo grado di consapevolezza; quanto più ci si addestra con la pratica costante, tanto più si approfondisce la nostra visione di tutte le cose, la loro vera natura infinita, che emerge da tale approfondimento.

La prima forma tradizionale di buddhisti che si diffuse, furono i Theravada, appartenenti al sud-est asiatico, dove tutt’ora è possibile ancora trovare monaci scalzi che continuano a vivere la visione trasmessa loro dagli insegnamenti ricevuti, tuttavia è un dato di fatto, grazie ai tanti riferimenti pervenuti a noi attraverso manoscritti e antichi testi, che la meditazione esiste sin da un tempo a cui non è possibile attribuire una data certa, ma affermare solo che come esiste una preistoria per l’uomo, altrettanto esiste la preistoria della meditazione

Dà sempre l’umano cerca di vedere la realtà ricercandone la verità, tutti cerchiamo la comprensione delle cose, per questo in oriente si è imparato a fermarsi per contattare questa realtà; in occidente è accaduto qualcosa di diverso, vi erano i pre-socratici che avevano in qualche modo un rapporto con la natura, con la percezione della realtà e la elaboravano con il pensiero, ma elaboravano qualcosa che era reale.

Da Socrate in poi, soprattutto con Platone, si è iniziato a dare, a mio avviso in modo erroneo, enorme importanza al pensiero, come dire ”io esisto in quanto penso”, tuttavia ciò è del tutto fuorviante, in quanto se è vero che ”Se penso sono!”, altrettanto vero è che se mangio sono, se dormo sono, se faccio la pipì sono.

Se svolgo tutte le funzioni dell’essere, io sono, per cui affermare di essere il nostro pensiero, di fatto limita la vera visione di tutte le cose, in quanto le cataloga all’interno dell’interpretazione che tale pensiero darebbe a tali cose.

Seppur vivere nel mondo delle idee è fantastico, può condurci a vivere una realtà fittizia frutto del nostro pensiero, in quanto identificati in esso, creando così una scissione con la realtà;

pensandoci bene, noi immaginiamo e sperimentiamo…

La Vipassana nella Psicologia Occidentale

Possiamo vivere la realtà in modo più intenso e radicato nel qui e adesso, con un contatto diverso rispetto a quello che siamo abituati a fare con la nostra fantasia o immaginazione, la dimostrazione di ciò ci viene data da personaggi che sapevano entrare in contatto con la realtà a tal punto in profondità da riuscire a vederne risvolti inimmaginabili ad una mente altrimenti individuale.

I santi, i mistici, i grandi scienziati come Einstein avevano un grado di approfondire la realtà molto intenso, tale da riuscire a trascendere a tal punto l’interpretazione degli eventi, da comprendere e agire spinti da una forza e un coraggio fuori dell’ordinario, al di sopra dei concetti e delle idee stesse di ciò che è conosciuto, spinti dalla Visione Profonda che sapevano contattare.

San Francesco parlava di pace grazie alla sua capacità di vivere intensamente la realtà in connessione con tutto ciò che è, e così poté affrontare da solo Saladino senza temere la sua ferocia, e questo a dimostrazione di come un mistico, a prescindere dal modo in cui ognuno lo concepisce o interpreta questo termine, può permeare le fuorvianti apparenze per affrontare una realtà che altrimenti spaventerebbe chiunque.

I mistici sono trasversali a tutte le tradizioni spirituali e riescono ad essere più concilianti con le altre religioni perché non cercano di scoprire Dio attraverso le parole ma vivendolo.

Meditazione Vipassana è psicologia

Conclusione

Il pensiero occidentale comincia ad incontrarsi con il pensiero dell’oriente grazie alle correnti umanistico esistenziali, si inizia a parlare del velo di Maya, di esistenzialismo e si trasformano le idee e in quel clima nasce la moderna psicologia che si basa sulla scienza, che obbliga a dividere, separare i processi uno per volta, perdendo un po’ la visione olistica, di insieme.

La scienza attraverso lo studio sempre più nel particolare della materia stessa e degli atomi ci ha rivelato che quanto più piccoli cerchiamo di rendere i particolari da osservare, più incontriamo spazi immensi da esplorare.

La materia si scopre essere fatta di vibrazioni, di infinite possibilità che relativizzano la nostra realtà ed è affascinante scoprire come la fisica quantistica riesca ad approfondire tutto questo.

Possiamo usare il pensiero per sviluppare delle idee. Ma ricordiamoci che le idee, i pensieri sono fantasia.

Possiamo usare il pensiero per riorganizzare un vissuto, integrandoci con il vissuto attraverso la rielaborazione e riorganizzazione dei pensieri e delle idee, che lasciati fluire ed osservati possono rivelarci molto di più di ciò che appare a prima vista.

Aiutandoci così, ad osservare cosa il corpo percepisce e cosa percepiscono i sensi, ricevendo una vera ricchezza di consapevolezza che crea una sintesi tra l’aspetto cognitivo e quello percettivo.

Una sintesi che amplia il nostro campo di consapevole comprensione, creando una visione d’insieme molto più profonda. Esperienze ed idee si fondono e siamo nel campo della realtà così com’è, penetrata dalle apparenze delle idee e delle fantasie.

Quindi impariamo a vivere in prima persona e non ad immaginare, vivendo la nostra vita nel suo fluire.

Questo è il grande potere della tecnica di meditazione Vipassana, punto di riferimento da cui prendono origine tutte le moderne tecniche di meditazione, anche quelle più laiche o di stampo psicologico, per sviluppare consapevolezza e benessere, stare centrati e non perdersi nel proliferare delle idee e degli stati di ansia e stress.

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