Nel mondo della meditazione, due nomi spiccano per la loro popolarità e efficacia: la Mindfulness e la Vipassana. Sebbene siano spesso considerate simili -a buon ragione-, esistono differenze significative che le rendono uniche. In questo articolo, esploreremo queste differenze e similitudini cercheremo di capire se è possibile stabilire quale delle due sia la migliore.

Vipassana Mindfulness

Origini e Sviluppo 

La Mindfulness, resa popolare da Jon Kabat-Zinn, deriva dalla pratica della Vipassana. Mentre la Vipassana ha radici antiche, risalenti ai tempi del Buddha, la Mindfulness si è evoluta in un contesto più moderno e laico. La Vipassana è stata tramandata per millenni attraverso una linea di maestri e discepoli, spesso all’interno di contesti monastici, mentre la Mindfulness è stata reinterpretata per adattarsi meglio alle esigenze del mondo occidentale contemporaneo.

Approccio e Pratica della Mindfulness

Sia la Mindfulness che la Vipassana si concentrano sulla consapevolezza e sull’osservazione delle proprie esperienze senza giudizio. Tuttavia, la Mindfulness tende, in apparenza, a essere più accessibile per i principianti, offrendo un approccio più strutturato e spesso integrato in terapie e pratiche psicologiche. D’altra parte, la Vipassana si immerge più profondamente in un percorso spirituale, spesso inserendosi in un contesto religioso buddhista e di paroloni in lingue antiche che possono spaventare un principiante laico o di altre religioni.

Capisco quindi e plaudo all’autore Kabatt Zinn per avere esemplificato l’aspetto della tecnica e averlo “laicizzato” a beneficio di un uso comune, anche noi in meditazionevipassana.it riteniamo fondamentale sia l’aspetto semplice, pratico e laico della meditazione di consapevolezza in genere.

Insegnamento e Certificazione

Un punto di differenza significativo tra i due approcci è nel processo di insegnamento e certificazione. Diventare un insegnante di Vipassana richiede anni di pratica e spesso l’approvazione di un maestro, magari un monaco. In contrasto, l’insegnamento della Mindfulness può essere più accessibile, con programmi di certificazione che possono durare anche solo un anno.

Benefici della Mindfulness

Uno dei più grandi benefici della Mindfulness è proprio quello di avere permesso alla “meditazione di consapevolezza” di essere conosciuta e diffusa in tutto il mondo, in modo trasversale e a prescindere dal contesto religioso in cui la si può praticare.

Ha anche aperto la strada per una fiorente ricerca scientifica i cui benefici sono sorprendenti e tutt’ora studiati dagli scienziati.

Impatto sulla Vita Quotidiana

Entrambe le pratiche hanno l’obiettivo di migliorare la consapevolezza e la presenza nella vita quotidiana. La Mindfulness è spesso raccomandata per coloro che cercano di gestire lo stress, l’ansia e i disturbi emotivi. La Vipassana, con il suo approccio più ampio e radicato nella tradizione, oltre a quanto fa la mindfulness, può offrire un cammino più profondo per chi è alla ricerca di una trasformazione spirituale.

Si tratta tuttavia di distinzioni molto sottili, quasi impercettibili. Proprio perché la Mindfulness affonda le sue radici della pratica della Vipassana.

Mindfulness vs Vipassana: cosa dice la Scienza

Mindfulness Vipassana Scienza

Nel confronto tra Mindfulness e Vipassana, è fondamentale considerare anche le evidenze scientifiche che supportano entrambe le pratiche. specie grazie alle ricerche scintifiche che hanno permesso attraverso la mindfulness di studiare questa forma di meditazione di consapevolezza a prescindere dall’etichetta che usiamo per definirla.

Ricerche sulla Mindfulness

La Mindfulness ha guadagnato una notevole attenzione nella comunità scientifica, soprattutto per il suo impiego nel campo della psicoterapia. Studi hanno dimostrato che la Mindfulness può essere efficace nel ridurre lo stress, l’ansia e i sintomi di disturbi come la depressione. La Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR), un programma sviluppato da Kabat-Zinn, è stata oggetto di numerose ricerche che ne attestano l’efficacia nel migliorare il benessere generale e la qualità della vita.

Un aspetto cruciale delle ricerche sulla Mindfulness è il suo impatto sul cervello. Studi di neuroimaging hanno rivelato che la pratica regolare della Mindfulness può portare a cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello, inclusi l’aumento della densità della materia grigia in aree associate alla consapevolezza, all’auto-regolazione e alla compassione.

Gli studi hanno esplorato come questa pratica millenaria, quanto moderna ed attuale, possa influenzare la mente e il corpo. Uno degli aspetti più studiati è l’effetto della Vipassana sulla salute mentale, con risultati che indicano benefici significativi nel gestire lo stress, ridurre l’ansia e migliorare l’equilibrio emotivo.

Inoltre, alcune ricerche hanno esaminato come la Vipassana possa influenzare la capacità di auto-regolazione e di consapevolezza. La pratica regolare è stata collegata a miglioramenti nella concentrazione, nella chiarezza mentale e nella capacità di gestire emozioni difficili.

Tre etichette per la stessa tecnica meditativa

Da un punto di vista tecnico la meditazione mindfulness insiste sull’esercitare la presenza mentale, ovvero la consapevolezza di quello che c’è nel qui ed ora. Proprio come la meditazione vipassana a cui in modo esplicito la mindfulness si è ispirata.

Vipassana significa “intuizione o visione intuitiva” detta anche più comunemente: “visione profonda” ovvero permette una visione profondamente consapevole di quello che c’è in noi, nel qui ed ora.

Da un punto di vista prettamente tecnico quindi entrambe possono etichettarsi come “meditazione di consapevolezza”.

Hai capito bene: “mindfulness” o “vipassana” o “meditazione di consapevolezza” sono tre diversi modi per definire e dare un nome allo stesso tipo di meditazione.

Tuttavia, anche se tecnicamente sono la stessa cosa, qualcosa cambia ed è fondamentale: cambia il contesto in cui la tecnica si inserisce e può fare davvero la differenza.

Filosofia e Contesto Etico

La Meditazione Vipassana è profondamente radicata nella filosofia buddhista, portando con sé un forte senso etico e spirituale. Questa pratica non è solo una meditazione, ma fa parte di un più ampio percorso spirituale che include principi come la non violenza e la compassione. La Mindfulness, pur avendo radici simili, è stata adattata per un contesto più laico, focalizzandosi principalmente sul benessere psicologico e emotivo.

Sebbene molti istruttori avanzati di mindfulness insistono sul portare avanti la pratica assieme al contesto da cui nasce, accompagnandolo da tecniche di benevolenza (come la pratica metta), o da insegnamenti fatti anche da monaci buddhisti della tradizione Theravada, talvolta a livello più basso si tende ad un eccessiva semplificazione in cui si butta via il “bambino con l’acqua sporca”.

La vera differenza tra mindfulness e vipassana

Se sono tecnicamente simili, se non uguali, in cosa si differenziano veramente le due tecniche? Beh lo abbiamo detto: “nel contesto culturale” in cui si inseriscono. E tu potresti dire “belle parole ma che vuol dire in sostanza?”. Facciamo degli esempi per capirci meglio.

Limiti della vipassana

Ho avuto la fortuna di approcciare la Meditazione Vipassana da un ex monaco (Mario Thanavaro) e questa parola “EX” fa la differenza.

Perchè non era più vincolato da un abito monastico buddhista ed era libero di parlare in termini laici, buddhisti o cristiano, parlando liberamente di ciò che conta al di là del contesto in cui inserirlo.

Inoltre è stato uno dei primi monaci theravada di lingua italiana. Questo mi ha permesso di capire il senso di alcune parole usate in ambito buddhista theravada che usa la lingua -una lingua “morta” come lo è il latino che è il pali- che altrimenti avrebbero potuto essere da ostacolo tra me -o te- e la comprensione della meditazione vipassana.

Ma nel mondo, fino a pochi lustri fa, non erano in molti a parlare di queste cose se non in ambito orientale e anzi direi quasi strettamente monacale.

Quindi un cristiano occidentale, ad esempio, potrebbe spaventarsi davanti ad una pratica presentata da altre religioni a noi “strane”, specie usando termini a noi incomprensibili.

La mindfulness, per fortuna, ha tolto tutti questi apparenti ostacoli: ma in certi casi a caro prezzo.

Limiti della mindfulness

Mindfulness è quella cosa che si sviluppa quando siamo pienamente consapevoli e presenti a ciò che stiamo facendo o sperimentando.

Per intenderci se sono un ladro che sta sfilando con estrema attenzione e presenza mentale il portafoglio dalla tasca o dalla borsetta di un malcapitato in autobus sto esercitando un’ ottima mindfulness, un’ ottima presenza mentale! Tecnicamente Perfetta!

Se sono un cecchino e devo uccidere un malcapitato a lunga distanza senza mindfulness non riuscirò nel mio intento.

Ma ti accorgi da te che manca qualcosa, questa mindfulness non si potrebbe mai chiamare veramente vipassana. Ed è qui che sta la differenza.

La vera differenza tra mindfulness e vipassana

Buddha nel suo primo discorso da Risvegliato (Buddha significa “il Risvegliato”) fece un prezioso insegnamento dicendoci che esiste la sofferenza e una cessazione della sofferenza -nota come nirvana- e spiegò che esitono 8 sentieri che portano a questo Nirvana.

Ma se volessimo condensare questi 8 potremmo raggrupparli in soli 3 aspetti:

  1. La Meditazione (ovvero un retto sforzo, presenza e consapevolezza)
  2. L’Etica (ovvero agire e parlare rispettando gli altri come te stesso)
  3. e La Saggezza (ovvero una visione chiara e saggia della Realtà)

Queste qualità necessitano di supportarsi a vicenda, la meditazione di consapevolezza sviluppa una visione chiara e saggia della realtà che ci aiuterà ad agire secondo coscienza e sviluppare ulteriormente la meditazione, in una concatenzazione di progresso costante e virtuoso.

La mindfulness se decontestualizzata dalla saggezza e dall’etica potrebbe portare in alcuni casi a potenziali equivoci dannosissimi.

Si rischia di buttare via il “bambino con l’acqua sporca”

Non buttare via il Bambino con l’Acqua Sporca

Per fortuna a certi livelli di insegnamento della Mindfulness si cerca di non decontestualizzare la tecnica mindfulness dal contesto -seppur buddhista- da cui nasce.

Ma come tutti i fenomeni che cominciano ad essere popolari il rischio che – magari per preconcetti religiosi – si butti via a nome della “laicità a tutti i costi” anche la saggezza e l’etica, e non sono poche le persone che diffondo la mindfulness (per fortuna non ai più alti livelli, ma solo a livelli di chi la conosce solo superficialmente) dimentichi che il fine di conoscere se stessi è essere migliori per sè stessi e per gli altri.

Ma non c’è bisogno di essere buddhisti per comportarsi senza danneggiare gli altri o con saggezza. Anche il cristianesimo ha fortemente in sè questi valori. Ed anche un ateo, o almeno tutti quelli che conosco, hanno questi valori, perchè sono valori innati e condivisibili da tutti (o quasi).

L’originale a colori vs la fotocopia in bianco e nero

Noi in meditazionevipassana.it desideriamo recuperare, assieme alla meditazione, pure la saggezza a l’etica anche usando le parole di Buddha, come quelle di Gesù o quelle di uno scienziato come Einstain o qualsiasi essere saggio che porta allo stesso Risveglio della Coscienza, ridando colore ad un pratica nonostante qualcuno abbia pensato fosse meglio -magari in buona fede- a farne una bruttacopia dell’originale.

Attenzione: non vogliamo essere fraintesi

La mindfulness lo ripetiamo, nelle intenzioni del loro veri portavoce e del suo autore Kabatt Zinn non rinnega affatto il contesto culturale da cui nasce, che implica anche la saggezza e l’attenzione agli altri. La mindfulness quindi non è una fotocopia in bianco e nero, ma al contrario vorrebbe preservare tutti i colori della vipassana.

Tuttavia ho conosciuto chi ci si è allontanato così tanto da non avere proprio capito cosa dovrebbe essere anche la meditazione mindfulness e costoro, -ahimè- pensano di conoscere la mindfulness (o magari di conoscere anche l’essenza della vipassana) ma di fatto conoscono solo una sbiaditissima fotocopia in bianco e nero.

Recuperare l’essenza della pratica mindfulness e integrazione con la vipassana

Come avrai capito non non abbiamo paura di parlare di saggezza laicamente senza buttare via la saggezza di chi si è definito Buddhista, cristiano Laico, o di qualsiasi altra religione incluso gli Atei.

Non abbiamo timore di parlare del contesto Buddhista da cui nasce questa tecnica meditativa perchè vogliamo andare all’essenza della pratica e non c’è bisogno per questo di usare per forza “paroloni strani” ma basta spiegare con semplicità, anche laddove ce ne fossero cosa significano in pratica, qual’è la loro essenza. Magari facendo parallelismi tra saggezza laica, buddhista, cristiana, eccetera.

Così possiamo unificare mindfulness e vipassana sotto l’unica utilità pratica: la spinta di sponare a praticare e scoprire da sé i tesori che questa pratica offre a prescindere dall’approccio che si intende seguire.

Quale Approccio Scegliere?

Decidere quale approccio sia il migliore dipende da vari fattori personali. Se stai cercando un approccio più strutturato e scientificamente supportato per affrontare questioni psicologiche, la Mindfulness potrebbe apparire più adatta, specie all’inizio. D’altra parte, se il tuo percorso è orientato alla crescita spirituale e sei attratto da un insegnamento più tradizionale e radicato, la Vipassana potrebbe essere la scelta migliore.

E’ una scelta personale che si basa sulle credenze e sulle convinzioni individuali. A livello percettivo si potrebbe essere inclini a pensare che la Mindfulness sia uno strumento pratico e orientato alla risuluzione di un problema. Spesso infatti lo è, basti pensare all’adozione della Mindfulness in abito terapeutico.

Scegliere la pratica della Vipassana è un’esigenza di chi cerca un approccio più completo, che non si accontenta solo di chiudere gli occhi e scansionare il corpo od osservare il respiro, ma, pur cominciando allo stesso modo,  vuole indagare in Profondità l’animo umano cminciando dal suo per scoprire l’essenza di ogni essere.

Conclusione

Sia la Mindfulness che la Vipassana mostrano promettenti risultati nell’ambito della salute mentale e del benessere. Tuttavia, la Mindfulness è più frequentemente studiata in contesti clinici e terapeutici, mentre la Vipassana è spesso esplorata nel suo aspetto più spirituale e trasformativo.

Se sei uno psicoterapeuta, ad esempio, è possibile che sarai attratto all’inizio dalla mindfulness, e potrebbe in effetti rappresentare la scelta migliore, per muovere i primi passi e incoraggiare i proprio pazienti alla pratica meditativa.

Mindfulness e Vipassana sono entrambi approcci efficaci che offrono numerosi benefici. La scelta tra le due dipende dalle tue esigenze individuali, dal tuo contesto e dai tuoi obiettivi personali.

Indipendentemente dalla scelta, l’importante è impegnarsi in un percorso di crescita e consapevolezza, che può arricchire la tua vita in modi inaspettati. Entrambi gli approcci, se seguiti con dedizione, possono essere strumenti preziosi nel viaggio verso una maggiore pace interiore e comprensione di sé.

Noi personalmente consideriamo l’approccio della Vipassana il più ricco e completo, senza levare assolutamente nulla alla mindfulness che caldeggiamo come se si trattasse della vipassana stessa, allo stesso tempo il nostro ruolo è soprattutto quello di fare scoprire tutta la ricchezza del variegato e colorato mondo della vipassana, per questo abbiamo istituito questo blog e creato un corso che svela con semplicità, in maniera laica e pragmatica, la pratica della vipassana, si chiama “come fare la meditazione Vipassana” trovi il corso clicando qui.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *